Milano, 19 ottobre 2016
C’è un tempo per seminare, che a volte ti sembra non finire mai, e poi arriva il tempo per raccogliere quello che è nato.
Il primo porta con sé fatica, serve un po’ di coraggio e anche un briciolo di faccia tosta, occorre guardare sempre avanti senza distrarsi. Ma anche godersi il viaggio, perché chi l’ha detto che fra le maglie della fatica non ci possano essere fili brillanti d’argento, che alleggeriscono i pensieri facendoli salire a nuotare fra le nuvole?
Il tempo della raccolta è quello dell’orgoglio e del sorriso, in cui accarezzi il frutto fra le mani e la lacca rossa che lo colora disegna i contorni di un tesoro.
C’è un tempo per attendere, perché il gomitolo della vita si è ingarbugliato e ci vuole tempo per sciogliere tutti i nodi, e un tempo per riprendere in mano il pettine e ritrovare il capo di quel filo, liscio e lucente.
C’è un tempo per pensare, elaborare, e farti le domande giuste. E poi un tempo per immaginare, e solo immaginando riuscirai a capire quello che sapevi già, e troverai le risposte.
C’è un tempo per sognare, che passa di notte, ma riappare anche alle prime luci del giorno, e poi improvvisamente in tanti momenti in cui la tua mente era altrove. E poi c’è anche un tempo per disegnare nuovi sogni sulla mappa del tuo cammino, riempire le figure con tutti i colori che puoi e trasformarle in materia. E, alla fine, anche in poesia.
C’è un tempo perduto, e ormai negato, fitto di illusioni e memorie che hanno perso consistenza, e se ne stanno laggiù, sbiadite e senza spessore. E’ un tempo distante, che non ti appartiene più, e forse non è davvero mai esistito. E poi c’è anche un tempo ritrovato, capace di avvolgerti in un abbraccio pieno, spennellato di striature che ti regalano calore e meraviglia.
C’è un tempo per le parole, per la musica e le danze, con i battiti all’unisono e il mare che schiamazza lì accanto. E un tempo per il silenzio, per ascoltare la voce della tua anima che respira lenta e cercarci dentro l’eco del sogno nuovo. E il mare che lì accanto culla, placido, i tuoi sguardi.
C’è un tempo che fugge, e tu lì a rincorrerlo. Forse hai anche provato a fotografarlo, ma la pellicola, beffarda, ti mostra solo una striscia veloce di colori, che scappano anche loro. E poi c’è un tempo che ritorna, ti strizza l’occhio e carezza i solchi pensosi che tatuano rotte possibili sul tuo viso immerso nel tempo.
C’è un tempo per combattere con tenacia, un tempo per la paura e per il rancore, e poi un tempo per sollevarsi e rispondere solo a colpi di sorriso.
C’è un tempo per partire, senza voltarsi indietro, con solo poche cose nelle tasche perché le zavorre frenano i passi e le fantasie. E anche un tempo in cui ci siamo perduti senza nemmeno capire il perché, e forse era meglio ascoltarci.
C’è un tempo che dura per l’eternità, e un tempo che è già passato. E non te ne sei neanche accorto.
E poi, c’è un tempo per l’arte, che è il mondo dove stai al sicuro, mentre tenti nuovi segni senza fretta, fino a trovare una sequenza armonica di colori che alberga la melodia più giusta per te. Questo è il tempo che ti salva, il tempo della bellezza che porterai sempre con te.
“La cattiva notizia è che il tempo vola. La buona notizia è che sei il pilota”.
(Michael Althsuler)