Milano, 11 Gennaio 2017
Ascolto empatico, apertura, partecipazione, entusiasmo, curiosità, progettualità, calore e… 1,2,3 Azione! Soprattutto Azione.
Ecco alcuni ingredienti imprescindibili per uno scambio concreto e sensato, un incontro di opinioni, sguardi, visioni e colori appagante da entrambi i lati del campo di gioco.
In mancanza di uno di questi elementi il dialogo diventa claudicante, poco stimolante, incompleto, e rischia di dissolversi nell’aria col primo alito di questo vento gelido in diretta dai Balcani.
Ai tempi dell’Internet of Things (che rinominerei senza ulteriore indugio Internet dei buoni propositi fermi allo step. 1 – Vorrei, posto ma non posso) l’incontro vero (quello fatto di contatto ravvicinato e corporeo di occhi mani voci sorrisi e abbracci, per capirci) è diventato una specie di miraggio, scalzato da uno scambio molesto in quanto totalmente virtuale fatto di milioni di parole, altrettante emoticons (le nuove droghe, che gli acidi in confronto sembrano tisane detox) e grandi dichiarazioni di intenti che tali restano, senza mai evolversi in proposte concrete.
Per farmi capire meglio riporto alcuni esempi.
Dialogo N° 1
Lui: Ciao, che fai?
Lei: Sono in giro a fare commissioni, e tu?
Lui: A casa.
Lei: Con questo freddo mi sa che stasera mi chiudo in casa anch’io.
Lui: Peccato.
Lei: Perché tu invece che fai?
Lui: Niente, ma potevo offrirti un bicchiere di vino.
Dialogo N° 2
Lui: Bentornata, come stai? Mi farebbe molto piacere rivederti, magari a pranzo o per un aperitivo.
Lei: Volentieri, anche a me farebbe piacere. Dimmi quando sei libero e ci vediamo.
<<< Fine delle comunicazioni per almeno 7 settimane. Le trasmissioni riprenderanno il più presto possibile >>>
Dialogo N° 3
Lui: Ti va di venire a cena da me?
Lei: Ok, volentieri. Mangio di tutto e porto io il vino.
Lui: Bene, allora ti cucino la mia specialità, ok?
Lei: Ok!! Dimmi tu quando puoi.
<<<Sparizione misteriosa per mesi, ri-comparizione all’alba del 2017 con un “Buon anno nuovo!”>>>
Dialogo N° 4
Lui: Vorrei chiamarti, se non ti disturbo.
Lei: Certo, chiamami quando vuoi, sono a casa questo weekend.
<<<Desaparecido>>>
Ecco, sembrano barzellette, ma in realtà sono storie vere (accadute a me o a persone – donne – a me vicine). Significativi prototipi di comunicazione inefficace.
Riformulo in parte i dialoghi, cercando di raccontare agli uomini in ascolto quali sarebbero in queste circostanze, secondo noi ragazze, le risposte adeguate, agognate ed efficaci, che evidenzio in rosso per maggiore chiarezza.
Dialogo N° 1 (REV)
Lui: Ciao, che fai?
Lei: Sono in giro a fare commissioni, e tu?
Lui: A casa al momento, ma vorrei offrirti un bicchiere di vino più tardi, ti va?
Dialogo N° 2 (REV)
Lui: Bentornata, come stai? Mi farebbe molto piacere rivederti, magari a pranzo o per un aperitivo.
Lei: Volentieri, anche a me farebbe piacere. Dimmi quando sei libero e ci vediamo.
Lui: Domani potresti?
Dialogo N° 3 (REV)
Lui: Ti va di venire a cena da me?
Lei: Ok, volentieri. Mangio di tutto e porto io il vino.
Lui: Bene, allora ti cucino la mia specialità, ok?
Lei: Ok!! Dimmi tu quando puoi.
Lui: In settimana sono libero mercoledì o giovedì, tu?
Dialogo N° 4 (REV)
Lui: Vorrei chiamarti, se non ti disturbo.
Lei: Certo, chiamami quando vuoi, sono a casa questo weekend.
<<<Driiiiiiiiiiiiiiiiiiiiinnnn>>>
Molto meglio così, eh?!
Basta davvero poco, non è così complicato. Secondo me non lo è affatto. E nemmeno secondo le mie amiche. Eppure pare che proporre un rendez vous sia diventato più difficile che scalare a piedi nudi il K2.
Da sempre sono molto attratta dalle parole, etimologia, morbidezza, forma, suono. Forse per questo mi sono per caso soffermata sul termine ComunicAzione e non ho potuto fare a meno di notare come al suo interno danzi vivace la parola Azione. Non sarà mica un caso?
Azione è quello che accade quando dico una cosa e poi alla mia affermazione, richiesta o promessa che sia, segue anche un fatto.
Ad esempio, se ho voglia di uscire con te ti propongo di vederci, ti invito, ma non a data da destinarsi, magari provo a buttare sul tavolo una proposta.
Io con le persone che ho voglia di incontrare di solito faccio così, propongo un momento, un luogo, cerco un’occasione, e al limite sposto l’appuntamento, rilancio o attendo una controproposta se loro non possono in quel giorno, in quello spazio, in quella situazione.
Ma forse mi hanno disegnata con troppa semplicità, temo. A quanto pare questo approccio è un po’ troppo vintage, ingenuo, sicuramente non in linea con i tempi che corrono.
Ho capito che nell’era delle comunicazioni più virtuali che reali l’azione ha perso punti a favore della dichiarazione d’intenti, spesso pomposa e variopinta, che però il più delle volte si traduce inevitabilmente in un pour parler senza anima e sostanza.
Questa tendenza alla fuga preventiva mi inquieta un po’. Ma qual è il problema, qualcuno me lo dice? Perché gli uomini mettono la retro prima ancora di avere ingranato la prima?
Noi donne di questo nuovo millennio siamo troppo esigenti? Troppo complete per accontentarci di briciole e megabyte? Troppo impegnative da affascinare, soddisfare, sorprendere?
Questo non credo (come direbbe Crozza nelle vesti dell’ineguagliabile Razzi), anche perché… una comunicazione senza azione diventa “comunic”, che sembra il titolo di un film muto in bianco e nero girato a Topolinia, e come me immagino che anche tante altre persone, maschi compresi, preferiscano i colori, le melodie avvolgenti (o i silenzi densi di gesti) e le persone in carne e ossa.
A suggellare questa mia convinzione mi sono comprata un anellino luccicante, che mi fa sorridere ogni volta che lo guardo, ricordandomi ogni giorno che in fin dei conti… non voglio mica la luna!
“L’unico grande problema della comunicazione è l’illusione che abbia avuto luogo”. (George Bernard Shaw)