Milano, 23 Dicembre 2014
Un manto intriso di un rosso primario come la passione invade ogni millimetro di una pelle pura, levigata dalle cure, illuminata dalla voce di una luna complice.
Nella trama di una tela innocente immaginazione, calore, seduzione si incontrano fra le volute di un abbraccio urgente.
Occhi vivi, tattili, governano un girotondo di sensazioni, dove la paura di cadere si piega di fronte alla voglia di provare.
Ho dipinto questa tela un po’ di tempo fa, in un momento in cui il mio Io straniero mi faceva delle domande indiscrete, a volte quasi inopportune.
Non gli ho ancora risposto, ma ci sto pensando su parecchio.
Il titolo del quadro, Dammi Passione, è un omaggio al tango cantato da Neffa, colonna sonora di Saturno Contro, affascinante film di Özpetek che esplora i temi della solitudine e della separazione, nell’amicizia come nell’amore, e della difficoltà ad accettare i cambiamenti che ne derivano.
L’ho canticchiata spesso questa canzone, in diverse sessioni pittoriche serali, con le dita sporche di colore e il cuore a volte velato di disincanto, mentre mi abbandonavo a quella malinconia nostalgica che spesso (ahimè) riesce a rubare a un’artista sensazioni più intense di una foto dell’audace calendario dei pompieri del New York City Fire Department.
“Siamo in un soffio di vento che già se ne va”… recita Neffa. E ci facciamo trasportare lontano dalle fiamme di un desiderio destinato a svanire, mentre stiamo già aspettando che il respiro di un altro vento venga a prenderci, per regalarci quella passione di cui abbiamo bisogno come dell’ossigeno per respirare. Ma, a volte, ci accorgiamo di non esserne ancora pronti, perché il calore di quel fuoco primario brucia ancora la nostra pelle.
Quante canzoni, fotografie, opere d’arte, quanti film, quanti romanzi ci hanno parlato e ci parlano ogni giorno di passione, di amori che vengono, che vanno, che ritornano, oppure si perdono. Tutte quelle storie, parole e immagini non fanno che raccontarci di noi, che quelle sensazioni le abbiamo cercate, attese, vissute, a volte sfuggite. Mai dimenticate.
Ci sono momenti in cui anche se incappiamo (e non è affatto difficile) nelle frequenze di Radio Maria riusciamo a leggere riferimenti alla nostra storia nei racconti di voci estranee. E succede che ci commuoviamo, e una lacrima (di gioia o di tristezza, a seconda dei momenti) scende sul nostro viso a rovinarci il mascara. Così, all’improvviso.
Io sono sempre stata una lettrice piuttosto vorace, di romanzi prevalentemente, di tanto in tanto di racconti, quando il tema mi coinvolge in modo particolare anche di saggi.
A volte mi riconosco nei panni di una lettrice “seriale”, ci sono periodi in cui leggo solo libri scritti da donne, altri in cui mi tuffo nelle storie esclusivamente mediorientali, o nelle magie sudamericane. Lo ammetto, mi lascio trasportare meno dalle grandi avventure russe (ho un temperamento alquanto estivo e mi viene freddo solo a pensarci) e me ne dispiace un po’ perché so che mi sto perdendo qualcosa. Ma c’è tempo.
Quello a cui invece sono sempre stata un po’ meno sensibile è la poesia. A dire il vero alcune poesie mi hanno davvero affascinata, colpita al cuore, travolta, ma mi capita meno spesso che con i romanzi.
Un giorno, però, sono inciampata per caso in alcuni versi di Alda Merini, li ho letti e riletti, ci ho pensato a lungo, mi ci sono immersa completamente. Ho abbandonato ogni difesa identificandomi con la fragile protagonista della sua storia e, ovviamente, ancora una volta mi sono commossa… perché nelle sue parole, fra le righe dolci e disilluse del suo racconto, ho trovato l’essenza di quella passione (un’esperienza così complessa e difficile da spiegare) che cercavo di far uscire dalle mie mani, dai miei pensieri e dal mio cuore mentre dipingevo le mie emozioni in quel quadro.
E allora, concludo il mio post di oggi dedicando questa splendida poesia di una donna straordinaria a tutte le mie amiche. A tutte quelle come me…
Quelle come me
Quelle come me sono capaci di grandi amori e grandi collere, grandi litigi, grandi pianti e grandi perdoni.
Quelle come me non tradiscono mai, quelle come me hanno valori che sono incastrati nella testa come se fossero pezzi di un puzzle, dove ogni singolo pezzo ha il suo incastro e lì deve andare.
Niente per loro è sottotono, niente è superficiale o scontato, non le amiche, non la famiglia, non gli amori che hanno voluto, che hanno cercato, e difeso e sopportato.
Quelle come me regalano sogni, anche a costo di rimanerne prive…
Quelle come me donano l’Anima, perché un’anima da sola è come una goccia d’acqua nel deserto…
Quelle come me tendono la mano ed aiutano a rialzarsi, pur correndo il rischio di cadere a loro volta…
Quelle come me guardano avanti, anche se il cuore rimane sempre qualche passo indietro…
Quelle come me cercano un senso all’esistere e, quando lo trovano, tentano di insegnarlo a chi sta solo sopravvivendo…
Quelle come me quando amano, amano per sempre…e quando smettono d’amare è solo perché piccoli frammenti di essere giacciono inermi nelle mani della vita…
Quelle come me inseguono un sogno…quello di essere amate per ciò che sono e non per ciò che si vorrebbe fossero…
Quelle come me girano il mondo alla ricerca di quei valori che, ormai, sono caduti nel dimenticatoio dell’anima…
Quelle come me vorrebbero cambiare, ma il farlo comporterebbe nascere di nuovo…
Quelle come me urlano in silenzio, perché la loro voce non si confonda con le lacrime…
Quelle come me sono quelle cui tu riesci sempre a spezzare il cuore, perché sai che ti lasceranno andare, senza chiederti nulla…
Quelle come me amano troppo, pur sapendo che, in cambio, non riceveranno altro che briciole…
Quelle come me si cibano di quel poco e su di esso, purtroppo, fondano la loro esistenza…
Quelle come me passano innosservate, ma sono le uniche che ti ameranno davvero…
Quelle come me sono quelle che, nell’autunno della tua vita, rimpiangerai per tutto ciò che avrebbero potuto darti e che tu non hai voluto…
(Alda Merini)