Milano, 18 Settembre 2015
Bianca approvava la vita anche nel sonno, quando si stiracchiava fra le lenzuola, e le ridevano gli occhi nonostante il buio.
Bianca era bella, aveva i capelli lunghi di primavera e morbidi di allegria che le incorniciavano il sorriso, e il passo svelto di chi non vede l’ora di tuffarsi in un abbraccio.
Stava bene dappertutto, Bianca, perché la gioia abitava nel suo cuore e colorava ogni respiro col suono dell’arcobaleno.
Le piaceva ballare, fare festa e ridere a crepapelle, graffiava il vento con una grazia tutta sua e le persone le volevano bene.
Bianca saltellava sul mare scodinzolando carezze, e portava il buonumore. La sua anima aveva mille colori e un tocco leggero che cancellava i pensieri storti.
Canticchiava la vita e miagolava l’amore. Bianca era accogliente, e vera, ed era così facile stare con lei.
Poi, però, in un giorno brutto, di tempesta nera come la pece, qualcuno aveva spento la luce, le aveva rubato tutta l’energia, e allora le ombre erano venute a galla, intossicando quel sorriso ingenuo che non aveva esperienza di cose cattive, e sbriciolando le pareti di un cuore analfabeta di veleni. E così, all’improvviso, la leggerezza era sparita. Non c’era più verità, né sguardi generosi, e nemmeno una goccia di gioia.
A poco a poco Bianca si era abbandonata al vento, aveva ceduto il passo al fragore del mare, e con la rabbia nel cuore aveva disimparato le carezze, il perdono, e anche l’amore.
E aveva iniziato a imparare il rancore. Anche se avrebbe tanto voluto farne a meno, perché Bianca non si riconosceva, e non riusciva a incontrarsi più.
Come quando, guardandosi allo specchio, si chiedeva solo perché.