Fare spazio. Pensieri a colori.

Milano, 23 ottobre 2015

relaxUn lusso che mi piace concedermi, ogni tanto, è quello di immergere il mio corpo e i miei pensieri nell’acqua quasi bollente della vasca da bagno, e lasciare che nuvole di schiuma soffice aromatizzata alla vaniglia li avviluppino in un rilassante incantesimo.

A dire la verità lo faccio raramente, perché a casa mia ho solo la doccia, ma ogni volta che vado a trovare i miei assecondo il richiamo della morbidezza e mi faccio coccolare da questo rito purificatore.

E allora, immersa nella mia piccola piscina del relax, me ne sto lì in silenzio, con gli occhi chiusi, e vedo fluire i miei pensieri, che a mano a mano acquistano spessore e si fanno sempre più materici mentre attraversano il vapore rassicurante che invade la stanza azzurra.

Mi ritrovo, ogni volta, a percepire distintamente la sostanza di tutti quei pensieri, i ricordi, le idee e i sogni. Tocco ognuno di loro con le dita bagnate e ne assaporo le sfumature cromatiche, nutrimento per la mia anima.
Vedo che le sfere della memoria sono per lo più gialle e lisce, chissà perché. Le scelte più razionali sui prossimi passi da fare, invece, di solito si materializzano in forme più ruvide, con una superficie granulosa e un colore rosso vivo, deciso, mentre tutte le emozioni più libere e leggere hanno l’aspetto di particelle soffici, quasi impalpabili, e inevitabilmente blu.

Mentre la mia pelle chiara si lascia levigare dal calore dell’acqua, queste palline fatate sfilano davanti ai miei occhi tracciando affascinanti arabeschi nella mia immaginazione, e si mescolano fra di loro con giochi sonori raccontando il romanzo della mia vita.

E in quel momento prendo coscienza che tutti i miei pensieri, e insieme a loro le percezioni sensoriali che scorrono a un ritmo tribale lungo la mia schiena nuda, si lavano, liberandosi dalle impurità che ne hanno intaccato la magia.

Mi accorgo che, in qualche modo, questa operazione di pulizia emotiva mi consente di elaborare nel modo più utile, anche dentro al cuore, le perdite dei tanti frammenti di me che ho disseminato in giro, a volte regalandomi un po’ troppo ingenuamente, in situazioni che a riguardarle oggi non meritavano nemmeno le briciole del mio talento sentimentale.
Ma quelle evidenti red flags, che da molto tempo mi suggerivano di scappare a gambe levate da alcune condizioni, spesso non le ho volute vedere, e allora mi prendo ogni responsabilità per gli errori che ho fatto, ricucio le ferite con un filo di seta colorato (perché le cicatrici devono vedersi bene, per ricordarci ogni giorno chi siamo) e mi metto di buona lena a fare il bucato.

Ho capito davvero che lavare via tutto mi fa bene. E’ un po’ come quando mi impegno nelle grandi pulizie in casa, apro cassetti che mi riversano addosso una vita che non mi appartiene più, e allora va a finire che, mentre scorro veloce le righe della mia poesia, mi ritrovo a buttare via oggetti accumulati per noia, e a nascondere fotografie che raccontano storie che non hanno più senso.

E mi è più chiaro quello che mi serve. Svuotare, per poter degustare con ogni molecola l’eco melodioso che rimbalza fra le pareti vuote del teatro che ha ospitato la grande commedia.
Disfarsi dei pomposi abiti di scena che hanno troppo a lungo nascosto la pelle fragile.
Liberare un po’ di memoria, e fare spazio al nuovo, al sorriso, e al senso.

“A volte quando si perde si vince” (dal film ‘Al di là dei sogni’)

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