Milano, 13 Aprile 2015
La vita non è un gioco, e questo mi è più che chiaro, direi da sempre.
Anche se qualche volta giocarci un po’ la rende più leggera.
Quando da bambina passavo i pomeriggi immersa nelle avvincenti dinamiche del Monopoly ci rimanevo sempre un po’ male quando il lancio dei dadi faceva cadere la mia pedina nella casella degli Imprevisti. Non ho mai imparato ad accettare davvero che qualche ostacolo mi potesse far perdere l’equilibrio e inciampare mentre trotterellavo allegra per la mia via, quella scelta proprio da me, anche se ultimamente ho dovuto iniziare a farlo un po’ di più.
La casella Probabilità, invece, in qualche modo eccitava i miei pensieri acerbi, che reagivano drizzando le antenne, fiduciosi, perché il caso avrebbe potuto riservare al mio percorso di imprenditrice in erba qualche splendida sorpresa.
Sono sempre stata piuttosto convinta che gran parte della nostra vita si srotoli leggiadra lungo una strada costruita di sassolini con i quali abbiamo scelto noi di lastricarla, posizionandoli con cura uno per uno.
Eppure, mentre siamo intenti a collocare l’ennesimo ciottolo lungo quella via, a volte un soffio particolarmente intenso di vento ce lo porta via.
“Tutto ciò che esiste nell’universo è frutto del caso e della necessità”.
Questo lo sosteneva Democrito, parecchie centinaia di vite fa, e io ho capito che è davvero così.
Ci sono momenti in cui è inevitabile intraprendere un percorso, anche se quella strada non la volevamo proprio imboccare. E ce ne sono anche alcuni in cui, arrivati a un bivio importante, non siamo noi a decidere se andare a destra oppure a sinistra.
Il traguardo è lontano ma, con una buona dose di impegno, e magari con un po’ di quell’aggressività che in genere non ci appartiene, è raggiungibile. E questa è la buona notizia.
Per raggiungerlo, però, ci sono due vie.
Una è una soleggiata strada costiera, che accarezza lembi di spiaggia dorata sorridendo alla brezza tenera del mare e si immerge nell’armonia di pini profumati e fiori che sbocciano di gioia mentre passiamo loro accanto. Ci sono ostacoli, dune e fossati da superare, ma indossando un sorriso convinto, un buon paio di sneakers e uno sguardo deciso si arriva alla fine del viaggio affaticati il giusto.
L’altra via, invece, è più impervia, scoscesa, a tratti apparentemente impraticabile, e ci obbliga ad attraversare passaggi bui e zone aride capaci di toglierci il respiro. Alla fine passeremo ugualmente sotto la linea del traguardo, ma saremo più stanchi, più ammaccati, e deboli. O forse, paradossalmente, più forti. Chissà.
La cattiva notizia è che non possiamo scegliere noi quale delle due strade percorrere. Purtroppo non abbiamo nemmeno la possibilità di provare a corrompere l’addetto all’assegnazione dei cartellini di gara o di accendere un cero a un qualche santo in qualche paradiso lontano. Tutto avviene random, tutto è affidato al caso.
Non possiamo fare altro che affrontare le nostre paure e prepararci a imboccare la pista che ci sarà assegnata, guardare la monetina roteare in aria e aspettare che ricada al suolo. Attendere il verdetto e partire.
In ogni caso, un po’ cattivi…
Buon viaggio.
“Prima di essere schiuma saremo indomabili onde” (Cesare Pavese).