Milano, 26 Gennaio 2016
Studio e armonia, pensiero e spiritualità, istinto e percezione, apollineo e dionisiaco, effimero e immortale, forma e sostanza.
Eccolo, l’affascinante gioco delle contraddizioni, che pulsano, si inseguono e si incontrano negli intrecci della vita, disegnando fra le maglie della trama un “grappolo insensato di parole idee sogni”.
Sullo sfondo, il rosso. Perché oggi mi va così.
Lo so che proclamo sempre a gran voce che la mia anima nuota fra infinite sfumature di blu, ma qualche volta sento il bisogno di spezzare la mia monogamia cromatica, e di farmi spazio fra le nuvole e le onde fino a virare verso luoghi più caldi.
Oggi, ho voglia di vestire i miei pensieri e i miei sguardi di rosso.
Rosso primario, primordiale, come le sensazioni vive, da accogliere e governare, e da cui farsi sopraffare. Il colore del nucleo, del fuoco, e del sangue, vita che scorre nelle vene.
Rosso come la festa, l’eccitazione, l’azione, i muscoli che prendono vigore, il cuore fiero, che sussulta veloce inseguendo il ritmo delle tue stagioni. Rosso come le labbra affamate.
Rosso rubino, incandescente, che ti attrae e ti chiama, provocatore e grande chiarificatore, pronto sempre a rivelarti i desideri che nascondi perfino a te.
La mia tela urla energia e trasuda pigmenti di un rosso che ti ubriaca di pensieri densi, facendoti abbassare gli occhi perché gli altri non li vedano.
E’ il rosso che colora i grandi ponti costruiti per ricucire gli strappi e cancellare le lontananze. Un rosso che mescola con vigore ricordo e immaginazione, fra i frame di una pellicola proibita dove per vivere bisogna prima imparare a dimenticare.
Un’antica leggenda cinese racconta di un filo rosso del destino, che gli dei hanno attaccato alla caviglia di ciascuno di noi, collegando fra di loro tutte le persone le cui vite sono destinate a toccarsi. Il filo può allungarsi, o aggrovigliarsi, ma non si rompe mai.
Guardo in basso e lo vedo, quel filo. A volte ci inciampo, ma lui resta lì, senza spezzarsi.
E io, sorrido.
“Parte di me richiama i vostri occhi, è la mia parte pesante. L’altra parte vola in aria con i vostri sguardi, è la mia parte leggera. Sono cosí contento di essere rosso! Mi brucia dentro, sono forte, so di attirare l’attenzione, so anche che non riuscite a resistermi”
(Orhan Pamuk, Il mio nome è rosso)