Nord Est – Italia, 7 ottobre 2015
Flussi di un’insolita energia avvolgono la mente e la portano in un altrove straniero. Contrasti cromatici decisi, dove il fuoco e l’acqua si incontrano, disegnano un dialogo vivace e struggente che racconta la vita, la volontà e l’amore.
Emerge dalla tela un divenire gioioso, che accende l’esserci di una luce sempre più vera.
E’ una forma di armonia profonda, carezzevole e complice, quella che governa e ricompone la perenne dialettica delle contraddizioni, l’eterna temporaneità delle idee, la peccaminosa innocenza dei sogni, che si dipanano come gomitoli di infiniti colori al di là dell’orizzonte che crediamo di vedere.
Pánta rêi (πάντα ῥεῖ), tutto scorre.
Pare l’abbia detto Eraclito, in un’epoca lontana, ma forse no. Forse era un altro, che importa in fin dei conti.
Mentre le mie mani toccavano questa tela, mentre il mio sguardo ne assaggiava le sfumature e l’intensità materica che spatole e pennelli stavano facendo vibrare, mi è apparsa con una chiarezza disarmante, con una ferocia palpabile, l’inevitabilità di quel cambiamento che amalgama nell’urlo di un fiume in piena macerie, relitti e nuovi pigmenti, ricordi e speranze, lacrime, sentimenti, voglie e illusioni .
Tutto scorre, e improvvisamente i nostri pensieri sono altri pensieri, emancipati dalla morsa di subdole catene e liberi di inseguire anche solo per pochi istanti sfuggenti il paesaggio striato che scorre veloce al di là del finestrino dell’ennesimo treno.
Tutto scorre, e i nostri sogni si popolano di nuovi sorrisi, pronti a sconfiggere i mostri che non ce l’hanno mai fatta a spegnere le nostre luci.
Tutto scorre, e anche i dolori sfioriscono, così come le gioie, i turbamenti perdono peso e soccombono di fronte a nuovi ardori, e le parole, alcune parole, si svuotano per diventare solo docili suoni, che non riconosciamo nemmeno più.
Tutto scorre, e così ci accorgiamo che oggi il nostro corpo è cambiato, e i nostri occhi lo conducono a esplorare territori incontaminati e ad abbracciare il profumo di morbide fusa, senza paura che l’assenza diventi una cosa vera.
Tutto scorre, e i mesi alla fine sono passati, la staffetta delle stagioni si è compiuta, e la barra, pur vacillando, è riuscita a mantenere il centro, mentre colori e stupori si rincorrevano sul mappamondo delle emozioni nel tentativo di non perdere il senso.
Tutto scorre, e cambia, e si ricolora, e a volte, per qualche attimo, ritorna com’era.
“Cosa vuoi che sia, passa tutto quanto, solo un po’ di tempo e ci riderai su.
Cosa vuoi che sia, ci sei solo dentro, pagati il tuo conto e pensaci tu”
(Ligabue)