Milano, 24 Febbraio 2014
Tonalità lievi accarezzano una tela che sembra ancora in divenire, tratteggiata da indizi di felicità da rincorrere.
I raggi luminosi di un’estate agognata guidano gli occhi verso scoperte inattese, che regalano meraviglia e voglia di fare un passo avanti, “somewhere over the rainbow”.
Questo quadro si intitola “Serendipity” e vuole raccontare quella spensierata sensazione di meraviglia che le nuove opportunità regalano al cuore.
Il termine serendipity è un neologismo che indica la fortuna di trovare qualcosa di bello e imprevisto per puro caso, mentre si stava cercando altro. Per capirci, un po’ come quella di Cristoforo Colombo e del suo equipaggio, che scoprirono l’America mentre solcavano l’oceano alla ricerca delle Indie.
In questi giorni, forse anche sull’onda di qualche nuova preoccupazione che sta tentando di distogliere il mio sguardo dalla primavera in arrivo, mi sono chiesta spesso quali sono, per me, le cose, e le scoperte, che contano di più. Cosa mi attrae davvero, quali sono gli stimoli che ricerco più intensamente, quali le emozioni che non possono mancare nel mio libro dei sogni, da sfogliare quasi con ingordigia mentre vivo, innocente, la mia vita?
“L’uomo tende ad addormentarsi nella propria normalità, si dimentica di riflettersi, perde l’abitudine di giudicarsi, non sa più chiedersi chi è”.
Questo lo scriveva Pasolini e io ho deciso di fare tesoro delle sue riflessioni nell’abbozzare la mia rotta. Non ho mai smesso di farmi domande. Non ho mai scordato di riflettermi.
E ho capito che quello che mi affascina maggiormente, nelle situazioni ma soprattutto nelle persone, è la loro capacità di insegnarmi qualcosa che non so. E’ proprio così, mi rendo conto che quando smettono di regalarmi nuovi colori il mio interesse, e con lui la mia dedizione, rapidamente svaniscono. E suppongo che questa mia consapevolezza valga anche al contrario, sia reciproca.
Ho fatto pace da un pezzo con le mie lacune, che comunque tento con costanza di colmare, e al tempo stesso ho imparato ad accettare i limiti altrui, ma temo comunque che dopo un certo periodo di grande fascinazione e affinità elettive (e non solo), visto che nessuno di noi è un moderno Leonardo da Vinci, produttore incallito di idee sempre nuove, le persone siano destinate a prendere strade divergenti, alla ricerca di ulteriori insegnamenti.
Ovviamente, nelle relazioni affettive questa mia tortuosa elaborazione vale un po’ meno, perché lì dentro ci sono tante di quelle cose belle che, se uno ci crede e lo vuole davvero, c’è ogni giorno qualcosa di nuovo da imparare.
Imparare aiuta ad essere più aperti al mondo, e più creativi. E sono convinta che quello che scriviamo ogni giorno sulla lavagna della nostra vita non potrà mai essere cancellato.
Per imparare bisogna essere attenti, come quando eravamo bambini sui banchi di scuola. La parola chiave è proprio l’attenzione, e con lei l’ascolto. Ho imparato un gran numero di cose ascoltando attentamente le parole di chi mi stava accanto.
E spesso i migliori maestri sono quelli che quando ti parlano ti indicano da che parte guardare, ma non ti insegnano cosa vedere, perché quello lo capisci tu da sola.
Quando parlo di imparare non mi riferisco a semplici nozioni (anche se a volte sono importanti anche loro, se non altro nell’ottica di una visione d’insieme), ma soprattutto a quel mondo di sensazioni che sboccia nella nostra mente mentre ci insegnano qualcosa.
Mi è capitato spesso, ascoltando i racconti di chi aveva il gusto di condividerli con me, di lasciarmi conquistare da quelle storie, di immergermi totalmente in ognuna di loro, assaporando in prima persona le emozioni nascoste in quelle parole e nelle avventure di protagonisti a me fino a quel momento sconosciuti, e vivendo ogni volta nuove vite.
Ma intendo anche altro. Le situazioni, e ancora di più le persone, se hai davvero voglia di imparare da loro, sono capaci di insegnarti nuovi gesti, nuovi modi, e sorrisi più veri, sono in grado di trasfondere nel tuo cuore una voglia speciale di fantasia, e di creare per te nuove occasioni per vivere con un entusiasmo più autentico.
Da loro puoi imparare a non accontentarti dei momenti comfort che a volte scegli per paura, ma che poi rischiano di rendere recidive quelle mancanze che, alla fine, sentirai sulla tua pelle come le gocce pungenti di una pioggia invernale, quando sei in giro e hai dimenticato a casa l’ombrello.
Possono insegnarti a godere dei tuoi successi come meriti, e ad accettare le tue sconfitte a testa alta, con quella grazia e consapevolezza da adulta che leniscono il tuo dolore di bambina.
Possono insegnarti ad avere coraggio, e a vivere i sentimenti in un modo diverso, più costruttivo, più bello.
Possono insegnarti ad abbandonarti al calore.
E, se ci credi, puoi anche imparare l’amore.