Voglio

Milano, 19 Novembre 2016

Fiesta. Tecnica mista su tela, 80x80

Fiesta. Tecnica mista su tela, 80×80


Voglio il bianco, garbato e discreto, e anche il nero, tenace e misterioso. E voglio tutti gli altri colori, accesi o tenui, vivaci o soffusi come le note morbide di una musica lontana.

Voglio tutte le stagioni, anche se l’estate la voglio un po’ di più perché le giornate durano fino a tardi e poi fa caldo e il caldo mi piace, si può scodinzolare in giro senza troppi vestiti addosso e il cielo è sempre più blu. Quanto mi piace, il blu. Però anche il rosso del foliage d’autunno ha qualcosa di romantico e intrigante che mi accende i pensieri, spazzola i ricordi e li rende più belli.

Voglio l’energia, che mi serve per guardare attenta fra i corpuscoli che disegnano l’arcobaleno, e per colorare tutte le mie strade, mentre alleno le mie parti più fragili a diventare più forti. Ma voglio anche qualche istante di calma, per placare il flusso dei pensieri che mi affollano la mente e ritrovare quell’anima inquieta che ogni tanto si allontana. Chissà dove va…

Voglio il silenzio, per perdermi nell’immaginazione, cercare le risposte e catturare le mie idee migliori per trasformarle nei miei passi. Ma voglio anche il rumore, per distrarmi quando non sono felice e per rimescolare i pensieri tristi facendoli ballare in mezzo al frastuono di una festa dove anche le luci sono straniere.

Voglio l’amore, voglio darne e riceverne, tutto quello che posso finchè ce n’è, perché lo so che poi alla fine l’amore finisce e niente è per sempre, ma tutto è solo per un po’.

Voglio un po’ di lontananza, per sentire meglio e con tutti i sensi la mancanza, ma voglio anche la vicinanza, perché il contatto, il colore dei sorrisi e gli abbracci mi servono per stare bene.

Voglio poter sbagliare tutte le volte che voglio, e poi tornare indietro e riprovarci, e magari sbagliare ancora qualche passo, ma almeno alla fine qualcosa l’avrò capito, o più spesso l’avrò sentito, e al termine del viaggio qualcosa di buono ne uscirà. E voglio divertirmi, cantando a squarciagola tutte le canzoni che mi parlano e parlano di me, mentre sbaglio.

Voglio essere il sole che illumina, ma anche la notte che accoglie e la tempesta che scuote gli sguardi e le emozioni.

Voglio la poesia e per gustarmela meglio voglio essere libera, perché la mia anima ha troppi colori da gestire e non ha voglia di rinunciare a nessuno. Ma voglio anche appartenere, perché è lì che c’è il calore e senza il calore i colori sbiadiscono.

Voglio trovare il senso, perché ho capito che se non incontro il senso non mi riconosco, anzi proprio non mi incontro, e allora non ne vale proprio la pena.

Voglio sapere sempre cosa voglio, ma a volte anche no, che a essere troppo rigidi poi ci si perde le cose migliori.

Voglio tutte queste cose, e le voglio tutte insieme, compagne di giochi che vibrano nelle vene, pulsando a un ritmo armonico mentre compongono quella melodia avvolgente che, l’ho capito, si chiama vita.

“Voglio l’impossibile, un divano sommergibile per fare un tuffo nell’assurdità”
(Capito?, I Gatti di vicolo miracoli)