Milano, 7 Novembre 2020

Tecnica mista su tela, 100×120
Difficilmente un artista si ripete. La creazione è un processo complesso, che si compie grazie a un connubio magico di ingredienti con una data di scadenza spesso piuttosto ravvicinata.
In un particolare intervallo temporale emotività e sensazioni intime si incontrano (o scontrano) con circostanze, occasioni o accadimenti esterni ben definiti e inizia una danza inedita, ritmata da una melodia più o meno audace, dalla quale scaturisce una precisa opera, che vuole raccontare ogni gradazione di quel preciso momento.
Un’opera unica, dedicata proprio a quell’insieme di istanti. Che poi passano, come tutto nella vita.
Ecco perché ogni volta che mi chiedono di rifare uno dei miei quadri che non è più disponibile la mia prima reazione si colloca in una zona intermedia tra incredulità e fastidio. Sgrano gli occhi come se mi avessero chiesto di eseguire un ritratto celebrativo di Trump. O di Salvini, magari.
No, ma dico… Come posso oggi replicare per te una creazione che appartiene a un momento lontano, già vissuto, già metabolizzato, spesso ormai remoto, nel mio cuore e nella mente?
Sono già oltre ormai. Potrei provare a riproporre una maschera con forme e colori simili, ma ovviamente sotto la maschera l’anima non ci sarebbe più.
Per una volta, però, ho voluto fare un’eccezione. Per me stessa.
Ho scelto di ridipingere FALL (in love), parte della serie FOURseasons, ONElove, uno dei miei quadri preferiti di sempre, che avevo realizzato qualche anno fa inseguendo l’onda di un entusiasmo che aveva portato la mia anima ad accordarsi su una nota speciale.
Le mie quattro stagioni componevano una ballata rock che, con sonorità morbide, intense ed evocative, voleva raccontare un viaggio intriso di passione, energia, evasione… e anche di un pizzico di quello che non c’era.
FALL era la mia tela prediletta fra le quattro, ma a un certo punto ha scelto di uscire dal gruppo, come Jack Frusciante.
Quel quadro, carico di un calore palpabile e avvolgente come un abbraccio, a dire il vero l’aveva scelta la sua parete preferita. Ma, purtroppo, in quel muro c’era già appeso un poster, e quindi FALL, indossando uno stato d’animo a metà strada tra rassegnazione malinconica e sfida, ha deciso di prendere il volo per tentare una nuova avventura. E così si è imbarcato su un cargo in compagnia di nuovi amici, arredi di lusso provenienti da un atelier di quelli fighi della Milano bene, ed è arrivato a Miami, per regalare un po’ della sua energia a una casa sulla spiaggia. Mi mancherà, lo ammetto. Però, in fin dei conti, secondo me ha fatto bene. Scelta coraggiosa e condivisibile. E’ sempre meglio decidere di vivere una vita vista mare, soprattutto se lì l’étoile sei tu.
Confesso che quando vendo un’opera una piccola parte del mio cuore si imbarca insieme a lei per qualche tratto, ma poi giro pagina senza troppe difficoltà. Anzi, cambio proprio libro e mi dedico con la consueta dedizione a un altro capitolo della mia storia.
Questa volta il distacco è stato un pochino più doloroso, perché quel quadro mi ricordava un momento particolarmente bello, un inizio. E io adoro gli inizi.
Ecco perché l’ho voluto rifare. Ovviamente con un mood totalmente diverso, con tre anni di vita in più sulle spalle e la consapevolezza che quel momento appartiene al passato. Il ricordo di quel periodo, però, mi ha trasmesso una sensazione di delicatezza che, in quest’autunno complicato fatto spesso di solitudine e incertezza, ho voluto provare a rivivere.
Ovviamente anche il quadro è diverso. Struttura e colori prorompenti richiamano quel mix di spigoli e rotondità sinuose dell’originale, il racconto antropomorfo che traspare dalla composizione astratta oggi è forse meno celato, la scelta cromatica un po’ più scanzonata, ma il calore di fondo permane, a raccontare quella passione che accompagna sempre i miei dialoghi a colori. Comunque mi piace, e mi accorgo che mi appartiene ancora.
Per dirla tutta, mi serviva anche per ricompletare la serie, che quando un giorno ci libereremo da lockdown e restrizioni affini vorrei esporre alla mostra personale che ho dovuto procrastinare a data da definirsi. Quel quartetto era rimasto orfano di una stagione, quella del foliage che spezza prepotente la staticità dei cieli azzurri, dando vita ad atmosfere rarefatte e intense di cui proprio non si può fare a meno (anche se poi io preferisco sempre la primavera, quando sboccia tutto, e tutto rinasce).
Anyway, rilavorare a quella tela mi ha fatto volare indietro nel tempo. Ho provato a immergere di nuovo i miei pensieri in quella sinfonia di condizioni che mi aveva ispirata, e ho sorriso.
Un ultimo appunto. La colonna sonora ideale per non perdersi neanche una sfumatura del mio nuovo FALL è KISS. Stay tuned.
U don’t have 2 be rich
2 be my girl
U don’t have 2 be cool
2 rule my world
Ain’t no particular sign I’m more compatible with
I just want your extra time and your
Kiss
(Prince)