Milano, 2 Aprile 2017
Porto di Formia, qualche giorno fa (questi azzurri, ad esempio, mi commuovono di brutto)
Nutro un’innata simpatia per questa parola, già a partire dalla sua etimologia. Il verbo Commuòvere (derivante dal latino commovēre, composto da con e movēre) significa letteralmente mettere in movimento, e secondo me quando iniziamo a muoverci siamo già un po’ salvi.
Stiamo, ovviamente, parlando di un movimento della mente, dell’anima, delle viscere, di un cuore che pulsa al ritmo della primavera, organi che in alcuni momenti riescono a dar vita a una meravigliosa danza armonica capace di raggiungere il nucleo più vivo e sincero della gioia, dell’affetto, della bellezza. Bellezza che, come mi piace sempre ricordare, è la leva più vitale e affascinante per farci aprire gli occhi sul mondo.
Oggi voglio parlare di questo tema perché ultimamente mi sono accorta di avere la commozione facile, e questa constatazione mi ha fatto sorridere, anzi a dire il vero mi ha fatto commuovere una volta in più.
Ieri, ad esempio, mi è capitato di guardare un video in cui un padre e una bimbetta sugli 8 anni ballavano un valzer degli abbracci, lei leggera e flessuosa come una libellula, lui accogliente e innamorato come vorremmo fosse ogni uomo. Una danza semplice, ma intensa e piena di calore, di quello che ti invade senza preavviso e ti cattura l’anima nel tempo di un battito di ciglia. E niente, alla fine è successo che una lacrimuccia l’ho lasciata andare per la sua strada, stregata dall’irresistibile richiamo della dolcezza.
Ora, non è che io nella vita sia sempre stata una fredda e cinica impermeabile alle emozioni. Al contrario, la mia costante ricerca dell’armonia fra colori sogni e pensieri mi ha sempre portato a reagire con un consistente carico di emozione di fronte alla potenza di certe immagini, alla meraviglia delle opere d’arte, allo spettacolo struggente di certi scenari disegnati dalla natura, e alle manifestazioni di amore, affetto, sintonia, segni distintivi e ineguagliabili del senso più profondo di relazioni umane vere, così tanto diverse da quelle che si srotolano ogni giorno attraverso le faccine di whatsapp.
Però… recentemente ho notato che la mia sensibilità si è acuita parecchio. Mi scopro con lo sguardo imbambolato spiando il mio riflesso su una vetrina se incontro per strada una coppia che si tiene per mano, mi commuovo davanti alla foto di un cagnolino e un gatto che dormono abbracciati (poi però penso alla fine che farebbe quel micio se finisse nella cuccia di Bobino e mi passa la tenerezza), ho il turbamento facile anche di fronte a certi spot televisivi particolarmente toccanti (se poi c’è Patrick Dempsey come guest star ancora di più, ma credo che in quel caso la commozione sia di altra natura). Ho perfino smesso di prendere in giro la mia amica R. che da anni consuma milioni di kleenex al cinema, anche quando andiamo a vedere un film comico (circostanza, quest’ultima, che in effetti capita di rado, perché io ho una spiccata predilezione per i film d’essai, quelli pesantucci e decisamente struggenti).
E allora mi sono chiesta il perché di questa commozione facile e non mi sono data una vera risposta univoca. Magari è la primavera, che generalmente provoca turbamenti di natura ormonale particolarmente fioriti, o forse è l’età che avanza, assottigliando un po’ quella leggerezza capace di incanalare tutte le energie verso obiettivi concreti senza curarsi troppo dei colori. O sarà il delirium febbrile che mi ha accompagnato negli ultimi giorni, facendomi rotolare con lentezza tra letto e divano come uno zombie solitario, facile preda di attacchi di ipersensibilità.
Sono arrivata alla conclusione che probabilmente si tratta semplicemente di un principio fisico. Ovvero, il vaso sta traboccando. L’ho riempito talmente tanto di pensieri densi, ricordi, sensazioni intense e tinte sature che alla fine si è verificato uno straripamento emotivo che non avevo proprio previsto. L’energia delle emozioni sta iniziando a uscire fuori dai bordi, e il meccanismo, inevitabilmente, inumidisce ogni sguardo.
Buona notizia, probabilmente, perché lo straripamento di energie positive è un chiaro segnale di avanzamento lungo un percorso evolutivo, e visto che siamo esseri in movimento è sempre bene non perdere il passo.
Giunta a questa conclusione, ho deciso di smettere di deglutire silenziosamente per custodire in segreto la commozione. Ho pensato che se accade è una cosa bella, e le cose belle in fin dei conti mi è sempre piaciuto condividerle.
La bellezza (questo è il mio mantra da tempo ormai) salverà il mondo.
Buona primavera a tutti!