Apologia della contraddizione

Milano, 18 Febbraio 2016

Galleggiando nell’ebbrezza delle contraddizioni

Galleggiando nell’ebbrezza delle contraddizioni


Proclamo a gran voce un’intenzione, e poi mi sorprendo a galoppare sulla giostra del contrario, perché nel frattempo mi è cresciuta dentro la voglia di farmi raccogliere in un abbraccio.

Voglio pedalare nell’allegria, lungo una strada senza buche, ma poi inciampo in una carezza che inchioda la mia fuga.
Adoro le sfumature che si insinuano fra le fessure, ma poi a volte inseguo le definizioni.

Desidero con ogni molecola del mio corpo e della mia anima alcune sensazioni capaci di spogliarmi da ogni velo sugli occhi, ma spesso mi ritrovo a disconoscerne gli orizzonti.

Non amo i confini, eppure mi piace tracciare le rotte con chiarezza certosina.

Misuro la profondità delle stanze in silenzi e poi mi riscopro a nutrirmi di un baccanale di voci sguaiate, ma dipinte di un’indecenza folle e leggera, di quelle che fanno bene all’anima.

Non cerco promesse da diluire nelle notti di luna piena, ma non ho mai imparato ad accogliere le delusioni.

Le albe mi scaldano il cuore, ma di solito a quell’ora dormo e mi perdo lo spettacolo.

Credo fortemente nell’amore, poi non ci credo più, e in ogni istante metto in scena la prima di un assurdo dramma degli equivoci che prevede infinite repliche.

Sento, tocco, gusto morsi di calore e di assenza, e mi accorgo che nel calderone dei miei sentimenti convive una moltitudine di contrari, pronti a disegnare a loro piacimento quella grande digeribile contraddizione che è la vita.

Queste riflessioni, che a dire il vero mi accompagnano da sempre, sono rifiorite nella mia testa a seguito di un dialogo al pepe nero col mio amico A. (dove A. sta, appunto, per amico), che adora vedere correre i cani al parco, ma teme di brutto il potere taumaturgico della primavera.

Ho capito che la contraddizione, in fin dei conti, è una condizione naturale del cuore, e bisognerebbe fare sempre un po’ di spazio dentro di sé per accoglierla, senza pregiudizi e con maggiore auto-indulgenza, perché è un elemento utile e necessario per affinare (o a volte affilare) idee, pensieri, sentimenti e sogni.

La contraddizione è la regola del vero, la non contraddizione del falso” diceva Hegel, cercando di spiegare che ha origine proprio nella nostra natura spirituale quella lacerazione di intenti e pensieri nella cui antinomia ci affanniamo tanto.

Credo che la complessità della vita ci apparirebbe infinitamente più morbida e tollerabile se ci applicassimo un po’ di più nell’accettazione del dualismo (o pluralismo) che ci compone, invece di perdere tempo utile alla ricerca del significato delle identità e delle coerenze, che il più delle volte si raccontano da sole.

Alla fine, sono convinta che il senso (o almeno quello che interessa e serve a me) risieda nella ricerca dell’armonia fra le contraddizioni, cioè di quella condizione estatica che sublima l’incontro e lo scontro tra i sensi, gli sguardi vivi e i colori primari, dando il via a una vera sinfonia d’amore.

L’arte aiuta a trovare la strada. La bellezza ci salverà.
(Amen)

“Forse che mi contraddico?
Benissimo, allora vuol dire che mi contraddico,
(sono vasto, contengo moltitudini)”

Walt Whitman

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