Nord-Est – Italia, 27 Marzo 2015
“Duro? No. Sono fragile, mi creda.
Ed è la certezza della mia fragilità che mi porta a sottrarmi ai legami.
Se mi abbandono, se mi lascio catturare, sono perduto”.
(José Saramago, Lucernario)
In questi giorni, imprigionata in un immobilismo che costringe i miei sensi, e decisamente lontana dalle fonti primarie delle mie fantasie, le mie riflessioni si sono concentrate sulla facilità, o (nel mio caso) difficoltà, ad abbandonarsi, a lasciarsi andare, e di conseguenza ad avere fiducia in qualcosa, o qualcuno, che si posiziona in una zona al di fuori del nostro controllo.
Ancora una volta ho capito, con mio profondo disappunto lo ammetto, di non essere affatto immortale, anzi di essere una creatura apparentemente plasmata con maestria in una lastra di marmo infrangibile e lucente, ma in realtà di una inequivocabile fragilità, e preda innocente di mostruose entità capaci di divorarmi in un solo boccone. Aiuto!!!
Ho pensato più volte di fuggire a gambe levate, ma non sapevo quale fosse la direzione giusta da imboccare, e alla fine ho deciso di fermarmi un attimo, di provare per qualche istante a chiudere gli occhi e a farmi guidare. Ad affidarmi, senza troppe ritrosie, al consiglio e alle cure di chi vive al di fuori da quel groviglio di emozioni, desideri e paure che disegnano i confini della mia anima.
Ho compreso che a volte serve, e forse fa anche bene, perdere un po’ il controllo ed emanciparsi dal bisogno di proteggersi da soli. Chi ci vuole bene è qui, accanto a noi, proprio per prendere le nostre difese, e occuparci di noi, senza per forza farci sentire persone deboli e incapaci.
Qualche volta la fiducia è la sola cura conosciuta (ed efficace) per la paura che abbiamo, il ponticello più stabile e sicuro per farci attraversare il guado che minaccia la leggerezza del nostro cammino.
Ma il punto è: a chi possiamo davvero affidarci?
Il modo migliore per scoprire se possiamo fidarci di qualcuno è quello di accordargli un po’ di fiducia, attraverso una vera e propria prova sul campo.
Non possiamo che tentare, non ci sono alternative percorribili.
Mica facile… perchè così come ci vuole tanto tempo per costruire la fiducia, ce ne vuole davvero poco per distruggerla, e una sola vita non basta per rammendare i lembi feriti di quella violata.
Credo sia a causa di quest’ultima considerazione, lo confesso, che io ho qualche problema ad accordare la mia, anche se al contrario sono convinta che chiunque debba fidarsi di me senza alcun pregiudizio. Concedetemi questa presuntuosa presa di coscienza.
Il fatto è che più passa il tempo e più prendo atto che, pur coltivando una rete di relazioni piuttosto ampia e variegata, non sono così numerose le persone per le quali nutro una stima profonda, e sono ancora meno quelle a cui il mio cuore crede. Qualche delusione, lungo la strada, mi ha fatto sentire l’esigenza di infilarmi in una specie di corazza capace di difendermi dall’incoerenza del mondo e dall’inaffidabilità delle apparenze.
A volte ho pensato che ci volesse addirittura un gruppo di sostegno appositamente dedicato al recupero della fiducia perduta e del tempo male investito, ma poi ho fatto un passo indietro e sono rientrata nella convinzione che anche quello della fiducia sia un percorso assolutamente interiore. Un movimento che può avere origine al di fuori di noi, nel momento in cui ci relazioniamo con l’altrove, ma di cui siamo noi a stabilire il ritmo.
Mi approprio delle parole di Nietzsche: “Mi ha scosso non che tu mi abbia mentito, ma che io non ti creda più”.
E comunque, ho dovuto affidarmi ad altri in questi giorni, e ho scelto di crederci anche se qualche ingranaggio nella mia testa in alcuni momenti si è inceppato e ha tentato di convincere il mio Io a riprendere il controllo della situazione.
Ho sperimentato sulla mia pelle che è rilassante abbandonarsi a volte, e fa bene all’anima.
In alcuni casi, poi, è utile e necessario fidarsi di chi sicuramente ne sa più di noi, e accettare senza bisogno di capire proprio tutto.
L’importante è che tutti quei mattoncini colorati di sogni che costruiscono il nostro sorriso alla fine di ogni esperienza ne ricompongano uno più bello di prima.
Io ho deciso di investire sul mio, e ho capito che è più facile farlo mentre qualcun’altro si prende cura di me.
“Mi va di stare collegato
di vivere di un fiato
di stendermi sopra al burrone
di guardare giù
la vertigine non è
paura di cadere
ma voglia di volare…
mi fido di te!”
(Lorenzo Jovanotti)