Nord-Est – Italia, 28 Dicembre 2014
Qualcuno mi ha detto che ultimamente i miei post sono piuttosto malinconici, densi di parole scandite da un ritmo che asseconda un mood un po’ tristarello. Pare che la gente abbia già tanti pensieri e tormenti suoi, e non abbia voglia di immergersi nella lettura di un diario velato da considerazioni troppo serie sulla vita e delineato da tutti quei segni di inchiostro indelebile che la disegnano così.
E allora oggi ho pensato di raccontare qualcosa di diverso, avevo voglia di giocare un po’.
Ho deciso di cavalcare quella folata di “stupidera” che ogni tanto mi si infila sotto la pelle per solleticarmi pensieri frivoli, provando ad alleggerire le mie riflessioni.
Questo strano 2014 sta per finire, siamo agli sgoccioli. Non è stato un anno facile per me, anzi devo ammettere che mi ha messa a dura prova, ma sono sopravvissuta. D’altronde, c’era da aspettarselo, non mi sono mai piaciuti gli anni pari, per qualche motivo non mi hanno mai portato molta fortuna. Però confido in un 2015 migliore. So che inizierà con una salita, ma spero di riuscire presto a sgambettare lungo i mesi che ho davanti col piede giusto. Almeno, ci provo. Ci provo sempre.
E inizio scegliendo la chiave per aprire questo nuovo anno che mi aspetta: la leggerezza. Una parola apparentemente semplice, eppure paradossalmente così complicata.
Sull’onda di questa decisione, immagino di fluttuare sopra le difficoltà come una farfalla (beh, è già un bel primo passo identificarsi con una farfalla, pensare che fino a poco prima quell’insettino così affascinante era solo un bruco, bruttarello per giunta…) per acchiappare al volo tutti i colori che incontro e riempire le mie evoluzioni di fantasia. E, dopo averlo immaginato, lo faccio davvero, magari non proprio in veste di farfalla, ma trotterellando in giro sui miei piedi, quasi sempre guardando la strada dall’alto di un tacco che slancia i pensieri.
E allora, mi lascio avvolgere da suggestioni cromatiche e sensoriali che mi incoraggiano a disegnare un nuovo viaggio pieno di domande…
Lo spunto è proprio questo, le domande.
Nella vita è importante non smettere mai di farsi delle domande, per non fermarsi, indolenti, in un terreno infangato di inconsapevolezza e cercare, al contrario, di fare un passo avanti sulla strada che abbiamo scelto di percorrere, senza dare nulla per scontato.
Il problema è che io, a volte, immersa nella mia vita di tentativi, desideri e pennellate viziate dal blu, mi faccio delle domande che quelli di Kazzenger, in confronto, sono dei dilettanti…
E’ un esercizio interessante, che stimola la fantasia, e c’è sempre bisogno di creatività per colorare la vita. A volte, poi, è solo un modo per farsi un po’ di compagnia.
Quasi sempre, comunque, di risposte non ne ho, anche perché, come insegna Quelo, il più delle volte “la risposta è dentro di te, epperò è sbagliata”…
Magari la risposta ideale, quella giusta (se un giusto esiste), è scritta nelle stelle che ci guardano da lassù, e che forse noi non guardiamo con altrettanta attenzione. Oppure semplicemente non c’è una risposta univoca. Dipende… lo cantava anche Jarabe De Palo. “Depende, de qué depende, de según como se mire todo depende”.
Le domande, a pensarci bene, sono simili a stanze chiuse a chiave nel castello dei nostri sogni, o alle parole di libri scritti in una lingua straniera. Forse è utile forzare quegli ostacoli e tentare di viverle, e poi un giorno le risposte arriveranno.
Nonostante l’idea della leggerezza e la volontà di provare a giocare, però, alcune delle mie domande sono dolenti, nate nel buio di qualche momento duro da digerire. Altre sono frutto di interessanti stimoli raccolti come fiori lungo la via, o di riflessioni nate da chiacchiere fra amici (spesso sotto l’effetto di un elevato grado alcolico), ma per fortuna altre sono semplicemente domande stravaganti emerse all’improvviso in momenti di inconsapevole e apparente serenità.
Non credo di essere folle, non del tutto per lo meno. E’ che ultimamente vivo un po’ in equilibrio precario come sulla corda di un funambolo, nonostante soffra parecchio di vertigini. Però alla fine di questo instabile percorso aereo vedo una mano amica che mi sorride (forse è la mia, forestiera ma accogliente). Chissà se è un’illusione o stavolta mi posso davvero fidare…
E allora ci ridacchio un po’ su, sdrammatizzo… e mi incammino, seguo quel filo, cerco il senso, “anche se questa vita un senso non ce l’ha”.
Ecco qualcuna delle domande “tragicomiche” che mi faccio:
• E’ poco sano, quando suona la sveglia la mattina, stiracchiarsi e mugugnare da soli per 10 minuti e poi, di scatto, dirsi (ovviamente a voce alta): “Su, dai, tirati su! Caffè!!!!”? #scappabambi
• I bicchieri e le tazzine che si accumulano nel lavandino dopo un po’ si lavano da soli? #magari
• I topi che abbandonano la nave che affonda dove cavolo vanno? Salite sulla biscaggina e tornate a bordo, cazzo! #tantononsapetenuotare
• Contano di più le lacrime che stanno dentro o quelle che escono fuori? E quelle che scorrono sotto la doccia valgono meno perché sono diluite? #nowomannocry
• Perché nelle grandi storie d’amore dopo un po’ i corpi si smagnetizzano? #mauffa
• I mostri che si aggirano nomadi fra la mente e il cuore se li fai salire in giostra si distraggono? #vaderetro
• Esiste un antidoto efficace contro i pensieri velenosi che invadono occhi, orecchie, gambe, braccia, sogni e perfino il primo caffè della mattina? #seseitristenonesserlo
• Quando vagabondi in giro alla ricerca di qualcosa puoi spargere per terra dei sassolini (o magari dei Ferrero Rocher) come Pollicino per ritrovare la strada verso casa? O è meglio perdersi del tutto? (tanto nel frattempo i cioccolatini se li sarà mangiati qualcuno) #tryagain
• Se addomestichi i sogni poi iniziano a scodinzolare e diventano dei cani da guardia che allontanano gli incubi? #bau
• Se hai imparato a guardare il mondo con gli occhi fissi su dettagli da dipingere come piace a te succede che disimpari la fotografia realistica? O se ti impegni davvero ce la puoi fare? #negataperlafotografia
• Quando qualcuno fa qualcosa per te, ti solleva da un’incombenza o ti ruba l’occasione di una nuova esperienza? #comunquegrazie
• Perché quando i tuoi pensieri scivolano agili dentro una taglia 38 le amiche ti invidiano e la mamma ti dice “così sei brutta”? #nonsivivedisolovino
• Cosa aspetta un peluche a forma di scimmietta, solo e con la faccia triste, sul ciglio della strada di fronte a un sex shop chiuso per ferie? (l’ho incontrato, una mattina che andavo al bar a fare colazione, e mi è dispiaciuto un po’) #angolo
• Perché per molte persone 1 + 1 fa sempre semplicemente 2, mentre per me ci sono sempre mille particelle infinitisemali di percezioni che si insinuano fra le sfumature sballando i conti? #sarebbetuttopiùfacile
• Cosa si prova quando le tue chiappe sode immortalate in una maxi affissione formato 20×20 distraggono pericolosamente gli automobilisti in transito in Corso Buenos Aires a Milano? #belenseiinvadente
• Se a Natale sono tutti buoni, a Capodanno poi ridiventano cattivik? #chebrutto
• Chi non ha le ali appiccicate alla schiena può volare comunque? (Tra l’altro, io le ho sempre desiderate tanto le alucce, quelle con le piume bianche tipo angioletto). #primaopoimelecompro
• Nella bilancia dei sorrisi i pensieri muti, senza parole, pesano come quelli cantati ai quattro venti? #auguri
• Perché l’ispirazione per il quadro dell’anno ti viene sempre quando hai appena fatto la manicure? #carpethatfuckingdiem
• Visto che il medico consiglia un bicchiere di vino al giorno, se io ne bevo 3, più uno Spritz e due Negroni, scoppio di salute? #pleasegiveup
• Perché sul Frecciarossa il posto che hai prenotato non è mai quello dove alla fine ti siedi? #tifalostessosemimettoqui?
• Se cammini all’indietro, e magari anche a occhi chiusi, tutte le cose brutte che ti sono successe (e i ricordi) si cancellano come per magia? (questo me lo chiedo da anni…) #abracadabra
Ecco, direi che può bastare… questi sono solo alcuni esempi, e rileggendoli comincio a pensare seriamente che dovrei iniziare a elaborare delle domande più utili, e forse provare anche a darmi delle risposte più utili. Ma poi, in fin dei conti, cos’è davvero utile?
Ci penserò, o semplicemente ci berrò su un bicchierino di qualcosa di buono, ottimo alleato per liberare qualche endorfina che mi accompagni nel nuovo anno.
Buone domande a tutti, e buon 2015! 🙂